La Storia

Quest’area riguardante la storia di Almè si arricchirà progressivamente di nuove note: partendo da quanto ragionevolmente provato sulle origini del territorio, come tessuto urbano, e poi del Comune autonomo l’intenzione è quella di raccontare il paese con linguaggio facile trattando le curiosità storiche e utilizzando, per quanto possibile, immagini, disegni e fotografie.

Per quanto riguarda il Comune di Almè e le sue origini storiche è possibile reperire una consistente  documentazione presso la Biblioteca Civica “Angelo Maj” in Città Alta che oltre a possedere un’ampia bibliografia sulla storia locale, conserva vari Archivi Storici tra cui quello del Comune di Bergamo relativo al periodo della Dominazione Veneta.
La Biblioteca “Maj” dispone poi di manoscritti inediti degli storici bergamaschi e di una pregevole collezione di antiche pergamene che documentano il territorio orobico.
Altre fonti di primordine sono quelle degli Archivi Capitolare e della Curia Vescovile di Bergamo.
Molto scarsa invece la documentazione reperibile direttamente sul territorio: il comune non dispone infatti di un archivio storico.
Un pregevole lavoro di ricostruzione storica relativo ad Almè nelle varie epoche è stato realizzato a cura di Andrea, Luigia e Pietro Gritti che hanno prodotto, avvalendosi di un team di ricerca, il volume “Almè, l’antico nucleo il territorio”.
Una buona parte del XX° secolo di Almè è raccontata dalla collezione fotografica di Antonio Albergoni, raccolta negli anni con passione e costanza.
Parecchie di queste immagini sono state messe cortesemente a disposizione dell’attuale Amministrazione Comunale e sono esposte nell’ufficio del Sindaco.

Il comune di Almè, distante circa 8 chilometri da Bergamo, è collocato in zona pianeggiante (mt. 294 s.l.m.) sulla sponda sinistra del Brembo; nel 1596, quando è già un comune autonomo, è descritto come “…terra di qua dal Brembo in piano al piedi dei monti de Villa de Almè, confina fin a riva di Brembo” (Da Lezze). 

Questa definizione storico-geografica lo delinea nella sua attuale estensione, mentre in precedenza il territorio che lo ricomprendeva era molto più ampio.

Oggi il territorio comunale si estende su una superficie di 1,96 chilometri quadrati.

  • nel 1234 la circoscrizione di Almè arrivava a includere Stabello (Zogno). Lo si comprende dalla lettura degli atti con cui si definivano i di allora confini tra Almè e Sorisole. I monaci di Astino chiedevano infatti  ai consoli di Almè di poter mantenere i loro possedimenti nel territorio di Stabello all’interno dei confini di Almè.
  • nel 1331 gli Statuti di Bergamo lo indicano come Lemen in Plano unito a Villa d’Almè.
  • nel 1353 Villa d’Almè è registrato, per la prima volta in un atto, come comune distinto da Almè (allora detto Lemmene o Lemen in Plano). Tuttavia questa separazione tra Almè e Villa  prevalentemente confermata da atti ufficiali, è contraddetta da alcuni documenti. Diviene certa tra la fine del XIV° secolo e l’inizio del XV°. È verosimile che tra il 1300 e il 1500 la situazione di unione-autonomia tra i due comuni si sia più volte alternata.
  • rimane autonomo, con i confini territoriali descritti dal Da Lezze, fino al 1809 anno in cui viene aggregato al comune di Bergamo.
  • la situazione è di breve durata: già nel 1816 ridiventa comune autonomo e mantiene stabile la propria circoscrizione.
  • nel 1927 il Regio Decreto nr.1177 del 30 giugno riunisce nel comune denominato “Almè con Villa” Almè, Villa d’Almè e Bruntino.
  • facendo seguito alla petizione popolare del 1946, favorevolmente accolta dal Consiglio Provinciale, il Decreto Legislativo nr.924 dell’11 marzo 1948 ricostituisce il comune di Almè.

(fonte “Atlante Storico della Provincia Bergamasca”)

La storia di Almè si intreccia con quella del Ponte di Lemine, sul Brembo noto come Ponte della Regina.
Fu quasi certamente la presenza di questo ponte costruito nell’epoca dell’imperatore romano Traiano a favorire la formazione di insediamenti urbani nella zona: allora come oggi un infrastruttura che facilita le comunicazioni è determinante.
Lo stesso nome pare avere origine da una interpretazione popolare della parola “Rezìa” la zona della alpi (retiche, appunto) verso cui portava la strada romana che comprendeva il ponte sul Brembo.
I resti del Ponte della Regina furono studiati a lungo dall’ingegner Elia Fornoni che li confrontò con un ponte in Spagna, ad Alcantara, costruito nello stesso periodo e meglio conservato, per ipotizzarne l’aspetto originale e le deficienze strutturali che ne determinarono il crollo in tempi successivi.
Secondo Elia Fornoni il punto debole del ponte erano le spalle, troppo fragili per sostenere gli otto archi lunghi 180 metri
Il ponte fu oggetto di numerosi interventi di restauro nel tentativo di preservarlo dal degrado costante, ma dopo la piena del 1493 che fece crollare ben cinque archi, non fu più recuperato.
Si racconta che durante i tre giorni di furia del fiume una trentina di persone rimasero bloccate sui tre archi centrali del ponte rimasti in piedi. Per mantenerli in vita veniva loro lanciato del pane con le fionde e furono soccorsi con scale e corde solo quando l’acqua tornò ad un livello normale.
I tre archi resistettero in mezzo al fiume per più di trecento anni, crollando dopo una nuova grande piena del 1783.
Il Ponte della Regina venne demolito definitivamente (rimanevano alcuni resti degli archi centrali) per decisone del Prefetto (1893).
Oggi ne sono visibili solo alcuni avanzi.

Molti altri particolari riconducono con una certa sicurezza al fatto che la zona di Almè vide sviluppare gli insediamenti civili ai tempi romani, nei primi secoli dopo Cristo.Tra questi spiccano i nomi originali di alcuni paesi e frazioni: Palatina (Paladina), Scanum (Scano al Brembo) e Motium (Mozzo) e soprattutto la dedicazione delle chiese locali tutta centrata a Santi propri dell’epoca: San Giovanni Battista e S.Maria, San Fermo e San Rustico, San Cosma e San Damiano, Sant’Alessandro, San Vito, San Faustino e San Giovita.

stemma

Non vi sono testimonianze certe, documenti  o reperti consistenti, che permettano di definire una “protostoria”, un racconto sulle origini di Almè, fatta eccezione per l’antica definizione “Lemine” che, a parere degli storici, comprova una presenza nel territorio dei Celti. Fu la dominazione romana a determinare uno sviluppo urbano e sociale del territorio, dapprima come semplice zona di passaggio verso i pascoli alpini.  Poi, nel I° secolo a.C., le vittorie sui Galli estesero la presenza romana nella nostre zone, portando una sorta di stabilità. Bergamo era un “municipio” romano, diviso in distretti a loro volta suddivisi in più piccoli insediamenti, tra cui, appunto Almè (Lemene). La costruzione del “Ponte della Regina”, voluto dall’imperatore Traiano, determinò la necessità  per i Romani di “dotarsi” di un caposaldo che permettesse il controllo sulla direttrice stradale, militare e commerciale verso la Rezía. La zona così iniziò a popolarsi stabilmente, si costruirono edifici con pietre di fiume e legno. Ancora oggi il tradizionale muro di pietre in forma di spina di pesce, retaggio dell’epoca rurale più antica, rimane una caratteristica saliente che, per fortuna, i più recenti recuperi edilizi sanno riscoprire ed apprezzare.

medioevo

Dopo l’epoca della dominazione romana, la zona è oggetto di frequenti “cambi di vertice”, caratteristici del periodo storico dove a determinare la forza dei signori erano il possedimento di terre e le alleanze, spesso conquistate con cessioni di proprietà. Per lungo tempo Almè ed Almenno oltre che vicine, erano definite con il medesimo toponimo, Lemine o Lemene appunto: questo ne ha reso di non sempre facile ricostruzione la storia. In numerosi documenti il riferimento alla chiesa di San Michele permette di definire che si tratta inequivocabilmente di Almè. Nell’epoca longobarda  Almè fa parte della Corte Ducale per passare poi, verso la fine del VIII secolo, sotto il controllo dei Conti di Bergamo, che godevano della fiducia di Carlo Magno recente conquistatore di Pavia. Il titolo di conti di Bergamo era ereditario e ne erano titolari i Gisalbertini. Col tempo, visto l’accrescersi  della forza della Chiesa Bergamasca, i conti si ritirano nei loro possedimenti più lontani dalla città e cedono via via, al clero ed a privati, le loro proprietà nella zona. Il territorio di Almè diventa in gran parte possedimento della Cattedrale di Sant’Alessandro in Bergamo.

Brolo

Naturalmente fin qui non si parla di un paese vero e proprio ma semplicemente di una zona che, seppure ben definita geograficamente, non è un ente distinto come inteso oggi. Non più dominata dai conti, sotto il possesso della Cattedrale cittadina, la comunità inizia a manifestare bisogni sociali che trovano riscontro. Intanto si delineano le territorialità – Almè, Villa, Bruntino - che diverranno poi comuni. Lo stato di sudditanza di servi e contadini viene meno, dando spazio a riconoscimenti giuridici; diviene possibile stipulare contratti di affitto e compravendita di appezzamenti. Le famiglie adottano un cognome, creando i presupposti di una più moderna ed autonoma società. La comunità si diede degli statuti, riconosciuti e rispettati. Col tempo si delinea la caratteristica struttura rurale di Almè: le proprietà – case padronali e stalle comprese, sono racchiuse prima da siepi (il “cius”), successivamente da muri (broli o broletti), per proteggere bestiame, vigne ed appezzamenti coltivati. La comunità si rende indipendente per i bisogni principali – beni alimentari, strumenti agricoli, prodotti tessili – ricorrendo per il resto al commercio. Intorno al 1230, Almè aveva il suo Consiglio Maggiore, simbolo di incipiente emancipazione democratica.

brolo 2

Esso consisteva di tutti i capofamiglia che, richiamati dal suono della campana, si riunivano per decidere intorno alle questioni più importanti e per nominare ed attribuire incarichi a funzionari – i ​Consoli – chiamati, con precise indicazioni, a gestire l’interesse pubblico. La dominazione veneziana in Lombardia che perdurò dal 1428 fino al ‘700, suddivise il territorio in “quadre”. Il territorio di Almè fu incorporato nel distretto della Quadra di Mezzo ma il comune, come istituzione democratica, non ne risentì, anzi. Venezia chiese ai comuni omogeneità nella modalità di governo locale ed introdusse ulteriori funzioni di garanzia, ma rimaneva il Consiglio Maggiore dei cittadini  ad eleggere ogni anno i funzionari – Console e tre Sindaci – che reggevano il territorio.

marconi

Dopo il crollo del Ponte della Regina in seguito alla tragica piena nel 1493 Almè vede venire meno un importante snodo di comunicazione, anche perché la stessa piena danneggiò considerevolmente altri ponti e strade lungo tutto il corso del Brembo. I collegamenti con la Valle Imagna vennero a lungo garantiti, tra mille difficoltà, da un traghetto a filo che collegava le sponde  del fiume. Passano quasi 200 anni (1685) prima che, con la costruzione del ponte di Almenno la viabilità da e per la Valle Imagna riprenda  un corso regolare. Nel frattempo Alvise Priuli nel 1592 con l’approvazione del Senato Veneto contratta con i Grigioni la sistemazione della strada che collega Bergamo a Morbegno, per facilitare i traffici commerciali con la Valtellina. (la via Priula) La realizzazione di questa complessa opera stradale porta grande beneficio economico e sociale in tutta la zona della bassa Valle Brembana, tolta da un quasi totale isolamento con la pianura, ed anche Almè vede un cospicuo aumento dei propri abitanti. Il comune si avvia a divenire il grande crocevia di pianura che è ancora oggi.

afresco

Le famiglie Colleoni e dei La Crotta legano saldamente la loro storia  a quella di Almè comune. Insieme alla Cattedrale di Sant’Alessandro che, per effetto dei lasciati dei conti Gisalbertini, possedeva la maggior parte del territorio, queste famiglie acquisirono, nel 1102, una buona parte dei patrimoni gisalbertini in Almè. Nel 1174 Alberto e Carpillione Colleoni insieme ad Alessandro de La Crotta perorano con il vescovado la causa per il mantenimento del diritto di battesimo alla piccola chiesa di San Michele. La famiglia Colleoni è quella del ramo del condottiero Bartolomeo, mentre i de La Crota risiedevano in Colle Aperto dove la Cittadella fu costruita intorno al loro palazzo da Bernabò Visconti.

torre

Dalle centuriazioni al catasto napoleonico: le centuriazioni romane, metodo di misurazione e successiva suddivisione delle terre colonizzate, sono storicamente importanti perché molto spesso ad esse sono legate anche le suddivisioni territoriali recenti. Esse furono largamente utilizzate in tutta la Pianura Padana. In generale i sistemi di misurazione e valutazione dei possedimenti risultano essere molto spesso tra gli elementi portanti su cui si basa una ricostruzione storica. Questo vale in particolare nel caso di Almè, sia per la questione della omonimia con Almenno (la già citata definizione Lemene), sia per la carenza di memorie storiche locali. A differenza dei proprietari terrieri laici, la Curia ebbe maggior cura nel tempo nel documentare i propri possedimenti in Almè. Curiosi ed appassionati  di storia potrebbero desumere leggendo attentamente i vari estimi e cabrei (sorte di registri catastali) del Capitolo di Sant’Alessandro i passaggi di proprietà dei possedimenti in Almè. Molti di coloro che erano affittuari o mezzadri della Curia divennero, col tempo, proprietari e tra essi troviamo numerose famiglie che ancora oggi risiedono con i loro discendenti in Almè.

Torri e caseforti: fortificazioni e sistemi di difesa, presenti ad Almè come in ogni altro comune dalle origini antiche, costituivano luoghi strategici intorno ai quali la comunità si sviluppava in sicurezza. A parte Castel Vaglietti, demolito definitivamente nel 1969 dopo un crollo parziale, le altre strutture sono tuttora presenti e visibili e se alcune mantengono, anche in seguito a restauri, la loro originalità altre non sono quasi più riconoscibili nel contesto urbano.

santella

La Torre di San Fermo, tozza e massiccia, si trova nella piazza omonima e secondo la leggenda sorge sul luogo del martirio del Santo: è di proprietà privata e fu abitata fino ad alcuni anni fa. Quando fu adibita ad abitazione la parte superiore originale venne sostituita da un normale tetto. La “santella” della torre conteneva un dipinto – oggi sostituito da un mosaico –  che ricordava la cattura di San Fermo.

portatorre

La Torre d’Oro, si trova anch’essa nella via omonima, in direzione del ponte romano della Regina. È al centro di un complesso fortificato proprio per l’importanza strategica che rivestiva.

casaforte

La Casaforte Ovest, in via S.Rocco, si trova nelle vicinanze della torre di San Fermo lungo una strada che fin dalle origini del paese andava verso via Torre d’Oro. Essa è inglobata nella proprietà che comprende anche la Filanda.

colleoni

La torre Colleoni, in via San Michele è anch’essa massiccia seppure meno imponente della Torre di San Fermo. È disabitata.

torrione

La Casaforte Est, nota come “Torrione” è un capitolo a parte. Struttura a sé, libera ai quattro lati e quindi interamente visibile, è situata nelle immediate vicinanze dell’attuale Chiesa Parrocchiale e della Chiesa di Santa Maria, luogo di culto ai tempi. Ristrutturata dal locale Gruppo Alpini nel rispetto della propria originalità, conserva tutta la sua imponenza ed è una preziosa memoria storica.

baluardo

Borghetto e Baluardo: antico nucleo abitativo sulla strada che porta alla Chiesa. In buona parte recuperato conserva, specie nella via Borghetto, alcuni angoli che riportano indietro nel tempo.

Documentazione
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Mag/23

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